“Gli scout sono come una grande famiglia”: capi ricaricano le loro batterie a Pompei

Nella nostra città ci sono tanti uomini e donne che volontariamente e gratuitamente si mettono a disposizione dei più piccoli per “prenderli per mano, mettersi al loro fianco e guidarli sulla strada della vita”.

Per fare questo servizio rinunciano a parte del loro tempo libero per donarlo alle future generazioni non solo per stare con loro ma anche per formarsi. Alcune di queste figure presenti a San Salvo sono i capi scout. Sabato e domenica scorsa, insieme al parroco don raimondo Artese, si sono recati a Pompei per ricaricare le loro “batterie”. Di seguito l’esperienza di Isabella Altieri

Anche noi Adulti, come i ragazzi, facciamo le uscite e ci prendiamo del tempo per riflettere e per stare insieme. Il nostro obiettivo in quest’uscita è stato “Il Progetto del Capo” che è uno strumento sulla crescita personale e metodologica degli adulti che sono in associazione.
Ognuno di noi ha verificato il suo vecchio progetto e stilato il nuovo che lo accompagnerà nei prossimi tre anni.
Cerchiamo di trovare luoghi dove la spiritualità è al primo posto. Il Beato Bartolo Longo, sicuramente ha voluto darci un input per spronarci all’attenzione verso gli altri, in modo particolare i piccoli.

Questa la testimonianza di un capo: «Gli scout sono una grande famiglia in cui si condividono molte esperienze, si fanno scelte per un cammino di fratellanza, lealtà, rispetto e semplicità. Come ogni famiglia, che si rispetti, all’interno ci sono componenti che cercano di educare i più piccoli, di prenderli per mano, di mettersi al loro fianco e guidarli sulla strada della vita. Queste persone definite dall’associazione scout capi hanno bisogno di “ricaricare la batteria”, di avere un momento tutto loro dove condividere pensieri, propositi e progetti. Quest’anno i capi scout del “San Salvo 1”, hanno scelto come meta per “ricaricarsi”, il Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei. Luogo in cui abbiamo condiviso il nostro essere capo, ci ha uniti in abbraccio fraterno e tanta positività da riportare nel gruppo.» (Katia Vespasiano)

Vogliamo ringraziare anche il Parroco della Parrocchia di S. Francesco di Paola in Scafati che ci ha accolto e ci ha fatto vivere la celebrazione Eucaristica con la comunità e con il gruppo Scout della Parrocchia.
Abbiamo vissuto, in questi due giorni, dei momenti di aggregazione, condivisione, gioia ricaricandoci e ripartendo alla grande sotto la guida della nostra Mamma del cielo. Desidereremmo che anche altri adulti si lasciassero coinvolgere mettersi in gioco con noi per essere anche di supporto alle attività organizzate dagli Scout.

Isabella Altieri ( la capo gruppo)

Una comoda vacanza in albergo ci avrebbe dato sì riposo ma non di vivere a pieno la famiglia

Non a caso la famiglia viene definita una “piccola chiesa domestica”. Il papa nella “Lettera alle famiglie” afferma anche che come “chiesa domestica” essa è la “sposa di Cristo”. Essa è il luogo per eccellenza dove la persona cresce, si forma ed impara ad amare.  Ventuno famiglie hanno scelto di vivere gli albori del 1 gennaio 2019 all’insegna della gioia dello stare insieme e della condivisione.

“L’attesa dell’ultimo dell’anno in famiglia.

Anche quest’anno, per il settimo anno consecutivo, abbiamo vissuto l’esperienza di vivere insieme l’attesa del nuovo anno in un antico convento a Lama dei Peligni.

Erano presenti 21 famiglie e abbiamo sperimentato la gioia dello stare insieme e della condivisione. Spero che questa esperienza possa far crescere le famiglie nell’attenzione l’uno per l’altro è nel far sperimentare anche ai figli che, vivendo nella gioia e nella semplicità, si può essere felice. (Don Raimondo Artese)”

Ecco un feedback di una coppia che ha partecipato a questa esperienza:

«Il nostro desiderio per questo fine anno era fermarsi un attimo a riflettere e a vivere il vero senso del Natale, che incastrato tra lavoro e preparativi, non abbiamo vissuto a pieno se non nella veglia della notte di Natale. Una comoda vacanza in albergo ci avrebbe si dato riposo ma non di vivere a pieno il Natale, la famiglia, la coppia. Questa soluzione ci ha permesso cio’:

– di fermarci a pregare per poi ripartire carichi per il nuovo anno;

– di ringraziare Dio per quello che si ha e condividerlo…

É successo piu’ di quello che ci aspettavamo. Grazie alla vostra comunità parrocchiale  per tutto questo…

Poi ottima compagnia, natura, serenita’ e il divertimento dei ragazzi ha fatto si che sia stato un Capodanno speciale, umile ma ricco in un antico convento a Lama dei Peligni .  Grazie

Andrea e Marilena»

All’insegna della condivisione la prima uscita dei “Lupetti”, i piccoli dell’Agesci

Domenica 18 novembre 31 “Lupetti”, il gruppo dei piccoli (8, 11 anni) dell’ Agesci della parrocchia di San Giuseppe hanno vissuto una intensa giornata a Lentella.

E’ stata questa la prima uscita dell’anno ed è stata l’occasione per “accettare” nel “Branco” 13 bambini che si stanno approcciando a questo cammino umano e di fede e in cui avranno sicuramente modo di vivere tante bellissime esperienze.

E’ questo il primo step di conoscenza del cammino scout prima della “promessa” ufficiale a voler entrare nell’Agesci. Fino a questo giorno si contraddistingueranno con un fazzolettone bianco.

A noi capi ha dato tanta gioia condividere questo tempo con i bambini e poter accettare gli altri cuccioli nel branco  del San Salvo 1. 

Anche se la la giornata è stata abbastanza fredda, i lupetti ci sono messi in gioco,ascoltando tutto ciò che gli è stato proposto .

Il momento più bello forse è stato quando abbiamo condiviso tutti insieme il cibo che avevamo portato,ognuno ha dato il suo panino all’altro senza pensare a quello che la mamma gli aveva preparato.

Ma la strada è ancora molto lunga quest’anno i punti che il nostro progetto educativo prevede sono: l’educazione alla giustizia e l’educazione alle regole.

Ci auguriamo che  loro possano crescere, anche se attraverso il gioco, conquistando competenze e responsabilità.

Inoltre ringraziamo le famiglie che ci affidano i propri figli e hanno fiducia i noi.

Lo Staff LC

Vuoi venire a ballare e divertirti con noi? Ti aspettiamo!

Presso l’Oratorio San Vitale in via Trignina, 36 ogni lunedì dalle ore 16.30 alle ore 17.30, quest’anno inizia una nuova avventura l’History Dance, un percorso di ballo e di aggregazione rivolto ai bambini e alle bambine di (3°, 4° e 5°) e prima media.

Il corso ha una struttura consolidata ed è tenuta dalla dinamica e inarrestabile Elvira che integra i balli con i giochi e con il coinvolgimento dei genitori.

Elvira  “farà ballare con la storia” con musiche etniche ed internazionali.

A un mese dalla Missione, i seminaristi raccontano la loro esperienza a San Salvo

(Articolo di don Raimondo Artese)

Siamo nel Mese dedicato alle Missioni. Non è soltanto, pregare o raccogliere fondi per le missioni, ma avere la consapevolezza che siamo tutti “chiamati” alla missione di annunciare e testimoniare con gioia la fede.

A un mese della Missione dei Seminaristi e dopo aver fatto anche una verifica in zona mi sento di ringraziare e benedire il Signore per questa esperienza che ci ha voluto far vivere. La loro presenza in parrocchia è stato sicuramente un momento di crescita e condivisione per tutti e spero che possa portare frutto.

Ho avuto dai seminaristi un feedback che può aiutarci a capire anche come loro hanno vissuto questo tempo.

Ho voluto far condividere a questi giovani l’esperienze di parrocchia perché, potessero sperimentare che essere parroco ” Non è vero il detto fatti prete che non fai niente” ma significa svegliarsi alle 6.45 e poi concludere la sera verso le 23.00, dopo l’incontro serale

  • Esperienza in parrocchia

«Se da un lato una realtà cosi grande può essere dispersiva e ogni fedele non può essere seguito singolarmente dal proprio pastore, dall’altro si ha una molteplicità di carismi e di forza lavoro utile per la costituzione e la formazione di vari movimenti laicali che possano fare Chiesa; è quello che Don Raimondo sta cercando di fare da più di vent’anni.

Nella parrocchia riescono a convivere insieme lo Scautismo e l’Azione Cattolica, la Cammino neocatecumenale ed il Rinnovamento nello spirito, il gruppo famiglie per la formazione di giovani coppie ed un equipe di catechisti molto numerosa che punta al dialogo genitori-figli per una maggiore e completa formazione.» (Riccardo)

«Arrivo a San Salvo con la consapevolezza che la missione è un tempo di grazia, si va per portare Cristo, ma al tempo stesso si riceve Cristo. Senza conoscermi, una signora mi ferma davanti la chiesa di San Giuseppe e dallo zaino riconosce che sono uno dei seminaristi in visita alla loro parrocchia. Nel giro di pochi minuti conosco il parroco e vengo subito accolto dalla gente di San Salvo, con entusiasmo e curiosità.

Durante la messa avverto che tra l’assemblea e il sacerdote c’è “feeling”, cosa che non sempre capita, quel senso condiviso di vivere la celebrazione come un incontro vivo con Gesù Cristo e con gli altri, si percepisce non in un solo aspetto, ma da molteplici: l’attenzione, la distensione, il calore umano. Una semplice messa domenicale, semplicemente vera.» (Gregorio)

«Dell’esperienza in parrocchia mi ha molto colpito l’incontro con le famiglie dei battezzandi. Mi viene in mente, in particolare, la formazione dei gruppi di condivisione. Nel mio microgruppo le persone hanno parlato con molta autenticità della loro esperienza di fede: non vi erano discorsi preconfezionati o di circostanza. Anche laddove la fede vacilla o si attraversano delle difficoltà, ho percepito il desiderio, talora la nostalgia, di affidarsi a Dio. Sono emersi racconti di situazioni molto concrete. Molti hanno sottolineato l’importanza che la fede riveste, tanto da volerla trasmettere ai figli attraverso il dono del Battesimo.

Dell’incontro con gli Scout, con il gruppo del Rinnovamento nello Spirito e con le Comunità Neocatecumenali porto a casa le parola “accoglienza” e  “preghiera”.» (Piero)

La grande famiglia scout mi ha entusiasmato per la gioia profusa dagli adulti in primis e poi dai ragazzi di clan e reparto; essere in contatto con ragazzi che fanno un cammino di fede e di servizio mi ha fatto sentire a casa pur non conoscendo nessuno di loro. Essere scout oggi credo che sia una grande testimonianza di vita in un mondo che tralascia le relazioni personali e la contemplazione del creato. (Riccardo)

Il pomeriggio partecipiamo della vita della parrocchia: catechismo e visita ai malati con i ministri dell’Eucarestia che svolgono un vero e proprio ministero della consolazione verso coloro che oggi sono, probabilmente, le persone più povere: gli anziani soli. Percepisco la stessa cura pastorale nella riunione in cui ci viene presentato il gruppo “famiglie”, composto da coppie più o meno giovani con una grande spinta evangelizzatrice. Già da alcuni anni al lavoro con le coppie che si preparano al matrimonio, il gruppo “famiglie” propone un cammino di fede per accogliere nella comunità le coppie che chiedono il battesimo per i loro figli. La prossima sfida è allargare questo progetto anche ai genitori dei bambini che si preparano alla prima comunione. C’è grande entusiasmo nell’aria per quest’anno che si prefigura davanti. (Gregorio)

Uno dei momenti più forti di questi giorni è stato il Vespro in ricordo di Eugenio e l’inaugurazione dell’associazione a lui dedicata. Ho visto la comunità stringersi attorno alla sua famiglia in un sentimento davvero condiviso.

Mi ha molto toccato il senso delle parole della moglie, quando sostanzialmente ha detto che di fronte a questo grande lutto vi erano due possibilità: chiudersi nel dolore o trasformare questo dolore in fonte di vita. (Piero)

  • Esperienza nelle scuole

Voglio innanzitutto sottolineare la disponibilità e l’accoglienza dei professori: siamo stati messi davvero a nostro agio, in un clima gioioso e familiare che ha non poco favorito il dialogo.

Ho verificato l’importanza di far emergere nei ragazzi quanto è in loro, stimolandoli attraverso attività o provocazioni, per cercare insieme di oggettivare le loro domande e per mettersi in cammino verso delle risposte. Serve davvero a poco andare in mezzo a loro e fare monologhi.

I ragazzi hanno mostrato di sentire urgente il tema delle scelte da fare, sia in campo affettivo che professionale. Talvolta sono anche emerse, al riguardo, note di sfiducia, stanchezza e passività. (Piero)

Quello che porto più nel cuore è senza dubbio il contatto con gli studenti delle scuole che ho avuto modo di visitare; lasciare la mia testimonianza di vita a dei ragazzi poco più giovani di me sarebbe stato superfluo e inopportuno se prima non avessi intessuto una relazione con loro ed un dialogo che li spronasse ad aprirsi, a raccontarsi o quantomeno a creare un interesse sulla propria situazione in rapporto alla vocazione e alla scelta di vita che avrebbero intrapreso. Entrare in sintonia con loro non è stato difficile; li ho visti attenti, interessati e talvolta anche scossi dalle sollecitazioni dategli. Alcune classi, ritenute dai docenti indisciplinate e maleducate si sono rivelate le più bisognose di ricevere un messaggio che gli parlasse di futuro; è vero, i ragazzi di oggi sembrano aver perso la speranza e i loro sorrisi sono spenti, sporadici e momentanei.  Dietro ogni volto c’è una storia, talvolta difficile, e comprenderli non è facile; riflettere sull’ importanza dell’ ascolto, sullo scambio di relazioni, sugli affetti e su Dio gli ha aperto, se non una porta, una finestra dalla quale spero vorranno affacciarsi spesso per poi scendere nella piazza della vita per viverla in pienezza. (Riccardo)

  • Esperienza in famiglia

Mi è sembrato di essere in casa di parenti, con delle persone che conoscevo da sempre. Siamo stati accolti non solo nella loro casa, ma nella loro storia. Abbiamo pregato insieme, riso insieme, ci siamo confrontati, ci siamo raccontati, ci siamo divertiti.

In quella casa ho respirato la gioia dell’incontro col Vivente e la certezza di sapere nel profondo che ogni evento della vita, anche il più doloroso, è grazia di Dio, storia di salvezza. (Piero)

 

«Fare vita comunitaria con il parroco e gli altri seminaristi ha permesso anche a me di mettermi in campo pastoralmente e ne ho riportato un grande giovamento; spendersi tutto per tutti conservando per se pochissimi spazi della giornata se da un lato chiede impegno e fatica dall’altro riempie il cuore di soddisfazione, che non rimane solo una gratificazione personale ma lascia spazio al pieno dono di carità evangelico. Essere parroco non vuol dire detenere un potere o svolgere un servizio d’ufficio né accentrare tutto su di se bensì essere presente lì dove occorre una guida, lì dove il laico formato deve esporsi per la prima volta e ha bisogno di un sorriso amico che lo rassicuri, lì dove un adolescente voglia trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo, lì dove si ricerca Cristo e tu sacerdote dovrai parlargli di Lui attraverso la tua vita.» (Riccardo)

  • Cosa mi riporto a casa

Torno a casa rincuorato e sicuro che la missione darà i suoi frutti, perché Dio ripaga sempre, non nella misura dei nostri sforzi, per la bontà delle nostre parole, ma per la fedeltà alla sua parola e al suo amore, che è per sempre. (Gregorio)

Ho vissuto questo tempo con gioia e gratitudine, come un grande dono del Signore. Ho toccato con mano, una volta ancora, la bellezza dell’essere comunità e tutto ciò ha riempito il mio cuore di speranza, anche in vista del ministero che, a Dio piacendo, mi attende. Il non essere da soli è una bella notizia. (Piero)

Ho visto una bella comunità, ricca di realtà, movimenti, associazioni: il gruppo famiglia, la preparazione al Battesimo, le comunità neocatecumenali, il gruppo Scout, la preghiera carismatica del RnS, il gruppo di ministri straordinari della comunione. (Gianmarco)

Ehi mamma mi porti all’oratorio a fare i compiti?

Lunedì 15 ottobre sono ricominciate le attività dell’Oratorio San Vitale a San Salvo.

Tra le varie attività c’è l’aiuto ai compiti per i ragazzi delle elementari e delle medie.

I giorni e gli orari delle ore dedicate all “aiuto ai compiti” sono: lunedì, martedì e mercoledì dalle ore 16.00 alle ore 18.00.

Il servizio è completamente gratuito c’è una piccolissima quota annuale da pagare solo per l’assicurazione.

L’oratorio  si propone di essere, in un clima di autentica “famiglia”, luogo dove ci si accoglie, ci si stima, ci si difende, ci si aiuta a crescere insieme, ci si ama, ci si perdona, ci si orienta con passione verso gli stessi ideali, considerati vitali ed essenziali. Insomma un posto bello dove portare i propri figli e perchè no divenire dei volontari che donano un pò del loro tempo per il prossimo più vicino.

Chiunque vuole iscrivere il proprio figlio all’oratorio o vuole dare la propria disponibilità nell’aiutare i ragazzi nei compiti si può rivolgere a Graziano Artese (cel. 3473123564) che oggi sarà a disposizione in via Trignina per ogni informazione e per raccogliere le iscrizioni.

 

Oggi il gruppo Agesci San Salvo inizia un nuovo anno nel cammino scout

Inizia oggi un nuovo anno all’insegna del cammino scout per il gruppo Agesci di San Salvo della parrocchia di San Giuseppe.

L’uscita dei passaggi di quest’anno si terrà sabato 20 e domenica 21 ottobre. L’appuntamento è fissato alle ore 15.00 davanti al sito del monumento di Baden Powell antistante il plesso scolastico di Sant’Antonio in uniforme perfetta.

A piedi si recheranno a San Salvo Marina. Alle ore 19.30 Don Raimondo Artese celebrerà la santa messa  nella zona paninari e dopo un momento di convivialità con tutti i genitori, i ragazzi resteranno a dormire in tenda.

Domani alle ore 9.30 raggiungeranno il campo anche il gruppo dei più piccoli, i “lupetti” (8-10 anni) per partecipare tutti insieme al rito dei “Passaggi”

Chi si vuole aggregare a questo bellissimo cammino si può rivolgere al parroco don Raimondo Artese o ai capi scout di riferimento Isabella Altieri e Giuseppe Gallo.

 

“Mi chiamo Francesco Meola sono il terzo di 5 figli,..”

Nel 1991 l’ultima domenica di Ottobre ci fu il primo annuncio delle Catechesi nella nostra Parrocchia. Il 13 dicembre partimmo per la Convivenza. Andammo a Palombaro, eravamo circa 50 persone.

Questa è la testimonianza di un giovane del cammino.

«Mi chiamo Francesco Meola sono il terzo di 5 figli, nato nel 1997, vivo a San Salvo. girando per il web ho trovato questo blog a mio parere molto interessante e soprattutto utile, poiché nasce come progetto di evangelizzazione e informazioni riguardanti le opportunità che le parrocchie mettono a disposizione e come tale è uno strumento che a me personalmente interessa molto perché come tante altre cose collabora nel cambiare quelle che sono o che possono essere le aspettative di vita di tante persone che oggi non hanno più alcun punto di riferimento.

Appunto per questo mi sento in dovere anch’io di collaborare con questo favoloso progetto indicando quelle che sono le opportunità che la Parrocchia di San Giuseppe dà per intraprendere un percorso di iniziazione cristiana.

É il Cammino Neocatecumenale un servizio che la Chiesa ha confermato oggi con Papa Francesco e accolto nel 1974, da Papa Paolo VI e approvato gli statuti da Papa Giovanni Paolo II.

In questo ambiente è possibile intraprendere un vero e proprio”Cammino” per conoscere le meraviglie che Dio ha predisposto per la mia e tua Vita, dandone la possibilità di approfondire grazie a delle catechesi e celebrazioni che la chiesa ha donato a questo “movimento”.

Ve ne parlo in prima persona nata da una famiglia che già frequentava questo cammino conosciuto grazie a delle catechesi che venivano proclamate in chiesa e che la nostra parrocchia mise a disposizione. Vorrei dare una breve testimonianza di come io ho intrapreso questo Cammino.

Come dicevo poc’anzi, sono praticamente nato in questo cammino, ma nel corso della mia vita sono stato lasciato liberissimo di scegliere se continuare questo percorso di fede o lasciare. Ebbene scelsi di continuare facendo parte tutt’oggi di questo cammino che grazie a Dio la nostra parrocchia ha accolto da 27 anni, all’interno del quale ci sono persone che da quel giorno continuano con perseveranza a proseguire quello che è un Cammino di conversione.

Penso che senza questo cammino di fede la mia vita sarebbe stata un macello perché non avrei conosciuto in profondità quanto Dio mi ama malgrado il mio essere, e soprattutto ha dato un senso concreto alla mia vita poiché diversamente mi sarebbe venuto da chiedermi che senso ha nascere, lavorare e morire? e invece Grazie appunto all’approfondimento della parola di Dio ché il Cammino Neocatecumenale dà, questo dubbio oggi è tolto.»

Speriamo di poter rivolgere di nuovo l’annuncio delle Catechesi entro la fine di ottobre e con nel cuore la speranza che ci sia chi risponda, come ha fatto Francesco e coloro che continuano questo cammino, a questo invio a rimettersi in gioco per conoscere la Parola di Dio e cominciare a viverla.

 

“Ognuno di noi ha una vocazione”- Anche gli Scout di San Salvo hanno incontrato i seminaristi in missione

Gruppo scout del “San Salvo1”)

Anche il gruppo scout del “San Salvo1” ha incontrato i seminaristi; erano presenti i Capi, i ragazzi del Clan e l’Alta Squadriglia del Reparto (ragazzi dai 15 fino ai 21 anni).

«Noi ragazzi del reparto San Vitale e Santa Valeria abbiamo condiviso il nostro percorso scout.
Dato che per raccontare dello scoutismo a parole, ci vorrebbero giornate intere, abbiamo mostrato un video, che raccontava il nostro modo di essere con foto e canzoni. Poi abbiamo cercato di rispondere alle loro domande su questo mondo a loro sconosciuto, abbiamo raccontato loro gli aneddoti più divertenti, che hanno reso i campi estivi indimenticabili. In seguito a questo momento divertente i protagonisti della serata sono diventati i seminaristi, raccontandoci della loro vocazione e della scelta di intraprendere questo cammino.» (Orchidea Premurosa)

«Per animare la serata li abbiamo coinvolti con un bans. E dalle domande posto loro abbiamo capito, che grazie  al forte sentimento che provano verso Dio, sin da quando erano piccoli, con il passare degli anni, è cresciuto con loro e si è fortificato sempre di più, a tal punto da intraprendere questo stile di vita ed entrare in seminario. Il messaggio che abbia colto è che bisogna essere sempre aperti a qualsiasi tipo di chiamata.» (Pinguino Curioso)

Mentre i capi hanno parlato un po’ della gestione del gruppo e di ciò che fanno insieme ai ragazzi, molte sono state le domande che i seminaristi hanno fatto a loro e ai capi, una in particolare era “se loro si vergognavano di portare l’uniforme, un po’ come loro, che molte volte vengono presi in giro.”
I ragazzi hanno risposto che sono contenti di ciò che fanno, anche se qualche volta il giudizio della gente a loro da fastidio, ma l’affrontavano con il sorriso perché, se una cosa viene fatta con amore, vale il doppio e ti riempie il cuore di gioia in quanto sei davvero te stesso.
Un capo ha messo in evidenza il fatto che molte volte è difficile far capire agli altri quello che tu fai, ma in fondo se le condividi con le persone vedono che tu stai bene può essere per loro da stimolo affinchè anche gli altri, siano coinvolti “a sporcarsi le mani”.

Altra domanda interessante che ragazzi hanno fatto: «Ma voi dite sempre che avete avuto una chiamata ma Gesù mica arriva e vi dice entra in seminario; come è avvenuto tutto ciò?» Ognuno di loro ha dato una risposta differente ma la risposta che ci ha dato Gianmarco mi ha colpito: «Ognuno di noi ha una Vocazione (= chiamata) sia quella dell’Educatore sia quella del Matrimonio che quella del Sacerdozio… anche per voi ragazzi se dovesse arrivare quella vocazione, Gesù, non vi preoccupate, vi farà capire ciò che vorrà da voi.»

Nonostante fosse tardi, i ragazzi si sono fermati a parlare con loro; questo fa capire che l’incontro non è stata una formalità ma un segno di condivisione e crescita. (Corallo Premuroso)

“Dopo la morte di Eugenio  ci siamo trovati a un bivio: la strada del dolore e quella del costruire qualcosa”

Il 28 settembre è stato presentato a San Salvo, l’associazione “La banda di Eugenio”, fondata lo scorso 1° luglio a San Salvo per portare avanti un progetto di “bene” come quello che ha “fatto” Eugenio Di Petta fino a due anni fa, quando è venuto a mancare in seguito a un ischemia celebrale.

La celebrazione eucaristica officiata da don Raimondo Artese nella chiesa di San Giuseppe è stato molto toccante. “Eugenio è stato un segno, perché era docile e riusciva ad entrare in empatia con le altre persone”. Durante l’offertorio sono stati portati dei simboli: la chitarra, la bibbia, il sasso e il legno, la luce, il fazzolettone scout e il logo della neo associazione “La banda di Eugenio”. Erano presenti, in perfetta uniforme, anche moltissimi dei ragazzi a cui Eugenio tanto ha dato sin da quando lo hanno conosciuto come lupetti.

Dopo la celebrazione c’è stato un momento conviviale presso la casa di pietra in contrada Ributtini a Cupello dove è stata presentata ufficialmente “La banda di Eugenio” costituita a luglio scorso.

“Due anni fa, ci siamo trovati di fronte ad un bivio da un lato la strada del dolore fine a se stesso dall’altra la strada che ci portava ad elaborare quel dolore per costruire qualcosa. Noi abbiamo scelto questa seconda ispirandoci al modo di pensare e vivere del nostro amico. Scegliendo così di elaborare quel dolore e trasformarlo in condivisione, prevenzione. Non è una associazione per commemorare ma di condivisione delle cose belle che Eugenio ci ha trasmessi” questo il commento del presidente dell’associazione Tommaso Mariani.

In quest’associazione gli amici di Eugenio Di Petta nonchè fondatori dell’associazione hanno coinvolto anche la moglie Rosita Ruggieri e la sua famiglia “Da subito abbiamo accolto l’invito. Noi che come coppia eravamo abituati a dare ora toccava ricevere. Grazie per il sostegno avuto in questi due anni“.

Il papà Vito ha ricordato “Quando Eugenio aveva 11/12 anni frequentava sia la parrocchia di San Nicola che il gruppo di don Raimondo quando tornava dalla curia. Un giorno mi disse “Voglio andare al gruppo di don Raimondo, perché don Piero va alle Dolomiti in albergo e non posso fare gli scherzi la sera, invece al campeggio di don Raimondo mi diverto con i miei amici”.

Il presidente, insieme ai genitori di Eugenio e Rosita hanno sollevato il velo posto sul Logo che era stato fatto benedire e spiegato durante la celebrazione in chiesa.

La serata si è conclusa con un conviviale organizzato dai soci e il canto molto caro a Eugenio “Signore delle cime” intonato dai ragazzi del clan e dai figli Andrea, Emanuele e Alessio.